martedì 5 maggio 2020

Ciliegia di Pecetto Torinese (Torino): la storia



La presenza delle ciliegie sulla Collina Torinese è antica,
Questo è il risultato di un ambiente pedo-climatico decisamente favorevole: i versanti
meridionali, e in particolare quelli rivolti a levante, sono ricoperti di uno strato di terreno
limoso ideale per la specie. Il versante collinare meridionale, elevato sulla pianura
e ben esposto, non è soggetto alle nebbie alle elevate umidità della stagione
invernale e alle gelate tardive primaverili. Tutti fattori essenziali per una cerasicoltura naturale.

Fin oltre il 1930 erano molte le massaie che prima dell'alba partivano dal versante
meridionale della Collina: da Cavoretto, da Revigliasco, Pecetto, Pino, Baldissero, con
due, tre ceste in spalla o al braccio piene di pollame, uova e frutta per raggiungere Torino e il mercato di Porta Palazzo. I negozianti invece, con cavallo e biroccio, preferivano passare dalla pianura attraverso Moncalieri, per venire, fino a Trofarello e Pecetto a rifornirsi del prelibato frutto.

Gli storici locali aggiungono poi la promozione svolta dagli Eremiti camaldolesi dell'Eremo
di Pecetto, che nei secoli XVII e XVIII usavano le ciliegie ed in particolare i piccioli per
confezionare tisane diuretiche e marmellate, e dai Duchi di Savoia, che andavano a caccia
degli uccelli attirati dalle ciliegie.

Nel 1916, quando i nuovi impianti incominciavano a fruttificare e i giovani erano in guerra, il Sindaco di Pecetto Mogna istituì il Mercato delle ciliegie serale, che, a conferma dell'ottimo risultato, già nell'anno successivo fu reso giornaliero. Nel 1917 si vendettero 722 quintali di frutta, di cui oltre il 50% erano ancora agriotte, il 27% ciliegie, il 18% graffioni e un 5% di pere.

Nel frattempo si faceva promozione delle ciliegie di Pecetto; già nel 1911 all'Esposizione
Internazionale di Torino Pecetto offri ai visitatori graffioni sotto spirito e nel 1922 in un
quartiere di Torino le ceresere offrirono le ciliegie, sempre in collaborazione tra
istituzioni civile e ‘religiosa'. In quegli anni la locale distilleria (di vinacce) Levetto iniziava a
confezionare artigianalmente i graffioni sotto spirito, come si usava nelle famiglie.

Nel 1925 nel chierese arrivò la fillossera che in pochi anni distrusse i vigneti, a cui si
aggiunsero a Pecetto nel 1929 e 1930 due grandinate che distrussero totalmente la
produzione viticola e compromisero quella degli anni successivi. Per effetto conseguente, anche la cerasicoltura, ormai affermata come produzione non più marginale, si sviluppò ulteriormente. Occorre ricordare negli anni successivi il lavoro di miglioramento tecnico svolto dalle Cattedre Ambulanti di Agricoltura e l'introduzione di nuove varietà, tra cui: la Vigevano, i Galucio e la Martini.

Negli anni 50 e 60 in tutta la zona di più tradizionale coltivazione del ciliegio: Pecetto, Trofarello, Revigliasco e dintorni, con l'esodo dalle campagne e con esso dei raccoglitori stagionali provenienti in massima parte dalle montagne del Saluzzese, lo sviluppo della cerasicoltura si è fermato; non si sostituivano più le piante che morivano più frequentemente a seguito della meccanizzazione o venivano sradicate per dare spazio alla stessa. 

Solo dagli anni 70 in particolare a Pecetto, con l'aiuto dell'Osservatorio fitopatologico,
dell'Università di Torino e della Regione Piemonte , si è iniziato da parte di alcuni frutticoltori
a impiantare cereseti con sistemi e tecniche di conduzione moderne. Con la nascita, nel 1984, della Associazione FACOLT e una collaborazione più stretta e organica con Regione, Università, Comune, Organizzazioni Professionali Agricole e, in questi ultimi anni, Provincia si è iniziata una nuova fase di rinnovo e modernizzazione della cerasicoltura.

Recentemente, nel 2001, le ciliegie prodotte su tutto il versante meridionale della Collina
Torinese da Moncalieri a Sciolze e Arignano, che avevano, soprattutto in passato, i loro
centri di aggregazione nel Mercato delle Ciliegie di Pecetto e nel Mercato dell'Amarena a
Trofarello e sono oggi prodotte con metodi ecosostenibili, sono state riconosciute dalla
Regione Piemonte Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.T.) e inserite nell'albo
nazionale con il nome di "Ciliegie di Pecetto". Le principali varietà tipiche locali sono, per il
gruppo delle ciliegie vere e proprie: (in ordine di maturazione) la Vigevano, la Mollana, la
Vittona, la Galucia, la Cacciatora o Moncalera, la Vittona dle Spi, la Martini e la Ciliegia Bianca; per i duroni: il Galucio e il Grafion bianch; e per le agriotte: l'Amarena di Trofarello
o semplicemente Griotta e la Marisa. A queste si affiancano varietà di recente introduzione
riconosciute di rilevante qualità da una apposita commissione tecnica.

Dal 2003 le "Ciliegie di Pecetto" sono inserite nel Paniere dei prodotti tipici della Provincia di Torino.

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